
“Apo, un cantautore fuori dagli schemi. Una proposta per certi versi no-age, senza età, od anche anti-age, e cioè contro una datazione, un senza-tempo nel tempo, capace di coniugare menestrellare ed elettronica, barocchismi e progressive, medievalismi e minimalismi alla David Sylvian.”
Amedeo Furfaro (Corriere del Sud) – Leggi la recensione completa

“Apo, ovvero la nouvelle vague del cantautorato calabrese.”
Saverio Paletta (L’indygesto) – Leggi la recensione completa

“La musica di Apo non ha regole fisse: si sviluppa in un viaggio attraverso canzoni caustiche e buffe ad altre più seriose e intense. […] A parte una schiera di ottimi musicisti chiamati a arricchire le session, Apo fa tutto da solo: scrive, arrangia, produce, suona e cura personalmente ogni dettaglio.”
Joyello Triolo (Fardrock) – Leggi la recensione completa

“La sua visione della canzone d’autore è sovente sghemba e obliqua, con frequenti modulazioni di ritmo e di tonalità, incursioni nel progressive, bruschi cambi di scenari, che rendono le canzoni come piccoli film con una loro carica visiva interna. Così la parodia e l’invettiva si alternano al sogno; l’aulico canto cortese al racconto conradiano, magari sottocoperta.”
Gianluca Veltri (Il Quotidiano del Sud) – Leggi la recensione completa

“Il disco si presenta come un insieme armonico di jazz e rock nato da una profonda ricerca ed esperienza dell’artista. Il suo linguaggio è diretto, ma nello stesso tempo è poetico, cosa non facile da realizzare. In ogni canzone APO riesce a trasportarti nel suo mondo interiore: mentre ascolti ogni brano si sviluppa una sorta di empatia con il cantante.”
Natascya Donola (Più o meno Pop) – Leggi la recensione completa